La Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima (Cop 25), iniziata il 2 dicembre, si è conclusa il 15 dicembre, due giorni in più rispetto al programma stabilito. La Commissione GPIC della Provincia dei Santi Martiri Coreani della Corea ha partecipato in collaborazione col alcune ONG’s. La Cop 25 è stata inaugurata con un tema ambizioso, “Tempo di Agire”, ma pur essendo stata registrata come la Cop più lunga in assoluto, i delegati internazionali non hanno raggiunto un accordo su diverse delicate questioni né alcun progresso significativo nella negoziazione. Inoltre, è stato abbastanza frustrante che il grido della gente in Cile e in altri paesi vicini sia improvvisamente scomparso dai mass media dopo che la sede è stata spostata da Santiago a Madrid.
Ecco alcuni punti significativi della Cop25:
- Principali punti di negoziazione
- Adattamento climatico, espansione fiscale e obiettivo di emissione più ambizioso
- Ordine del giorno quali Doppio Conteggio, Meccanismo di Sviluppo Pulito (CDM), Adeguamenti Corrispondenti e Riduzione Certificata dell’Emissione (CER) nel Mercato Internazionale del Carbonio (Accordo di Parigi, Articolo 6)
- Trasparenza, Contributi Determinati a Livello Nazionale (NDCs)
- Perdita e Danni
- Interessi dei Governi e delle Aziende
La principale preoccupazione di governi e negoziatori è focalizzata sui mercati di commercio internazionali che vengono trasformati nella Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite. In particolare, cercano di raggiungere un consenso sull’interpretazione del meccanismo di mercato di cui all’articolo 6 dell’Accordo di Parigi, senza rinunciare ai loro interessi nazionali.
- Interessi della Società Civile e delle Comunità Religiose
Com’era evidente nell’atmosfera della Conferenza sul Clima, rispetto alla Cop21, Parigi, la società civile e le comunità religiose stanno diventando meno interessate alla Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite. Le principali preoccupazioni delle Nazioni Unite e delle delegazioni governative sono strettamente allineate al capitalismo di mercato e negoziano per i loro interessi. Pertanto, la società civile e le comunità religiose dovrebbero dare risalto alla Just Transition (Transizione giusta), non alla discussione basata sulla logica del capitalismo di mercato. Al fine di attuare la giustizia climatica, la responsabilità per la perdita e i danni alle popolazioni indigene nelle aree colpite da effetti climatici deve precedere la discussione sul mercato del carbonio. Per fare questo, le frasi sulla perdita e il danno devono essere incorporate nell’accordo, ma l’Europa e gli Stati Uniti sono contrari.
- Rafforzare la Rete di Giustizia Climatica su Questioni Globali
La delegazione coreana era composta da ONG quali l’Energy Climate Policy Research Institute (Istituto di Ricerca sulla Politica Climatica Energetica), Green Korea, la Rete ICE (Interreligioso Clima e Ecologia), Green Asia e la Commissione GPIC OFM della provincia coreana. La partecipazione alla Cop25 è stata più esigua che mai. Non esiste quasi alcun collegamento in rete tra le varie organizzazioni per la giustizia climatica in Asia o in qualsiasi altro paese. In effetti, la società civile in Corea non si è focalizzata sulla crisi climatica globale, si è concentrata invece su diverse questioni interne. In futuro, affronteremo il compito di ampliare la coalizione per la giustizia climatica attraverso reti internazionali e di formare esperti sulla crisi climatica. È necessario anche che le comunità religiose siano più sensibili alla gravità della crisi climatica. Dopo tutto, il Vangelo non riguarda solo il sollievo individualistico, ma la spiritualità della comunità e della solidarietà.
Fra Aloysio Kim, OFM
Animatore JPIC
Provincia dei Santi Martiri Coreani – Seoul