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Nell’ambito del quarantesimo anniversario della firma della “Dichiarazione di Cartagena” (1984), uno degli strumenti giuridici più importanti degli ultimi decenni in termini di protezione e soluzioni in America Latina e nei Caraibi, l’Ambasciata del Cile presso la Santa Sede ha organizzato una conferenza per dare voce ai rifugiati e agli sfollati. Martedì 2 luglio, presso il Palazzo di San Calixto, insieme a diverse organizzazioni cattoliche, come il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati e Caritas International, hanno affrontato le sfide del contesto migratorio e formulato raccomandazioni per i governi nell’elaborazione del Piano d’Azione del Cile 2024-2034.

L’attività è stata divisa in due gruppi. Il primo panel ha discusso il contesto e le prospettive future del processo di Cartagena +40, con la partecipazione dell’Ambasciatore del Cile presso la Santa Sede, del Direttore per le Migrazioni del Ministero degli Esteri cileno, del rappresentante dell’UNHCR in Italia, Santa Sede e San Marino, del Segretario Generale di Caritas Internationalis, del Sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e del Segretario della Pontificia Commissione per l’America Latina.

Nel secondo panel si sono concentrati sul contributo dei rifugiati e degli sfollati, della Chiesa e della società civile in questo processo, considerando l’esperienza di accompagnamento degli uffici nazionali del JRS in Messico, Venezuela ed Ecuador e del Servizio dei Gesuiti per i Migranti del Cile (SJM Cile); così come l’esperienza regionale del JRS LAC, della Caritas LAC, della Rete dei Gesuiti con i Migranti (RJM LAC) e della Rete CLAMOR, quest’ultima rappresentata da Beatriz Calixto, delegata della Rete Francescana per i Migranti delle Americhe (RFM).

Nel suo intervento, Beatriz ha affermato che la Famiglia francescana, ispirata da San Francesco d’Assisi, ha dato priorità alla cura della casa comune e dei poveri. A partire da ciò, ha chiesto “la protezione delle persone sfollate a causa dei disastri naturali e degli effetti negativi del cambiamento climatico”, e allo stesso tempo ha denunciato “il degrado ambientale causato dalla monocultura e dall’estrattivismo; una realtà che obbliga gli Stati a rispondere allo sfollamento ambientale sia interno che transfrontaliero”.

Al termine del suo intervento, la rappresentante della RFM e della Rete CLAMOR ha chiesto agli Stati di riconoscere che lo sfollamento forzato e il cambiamento climatico nella regione sono legati a un modello estrattivo che espropria, degrada i territori e limita il diritto a un ambiente sano. Alla luce di ciò, ha raccomandato di inserire nell’articolo 3 della Dichiarazione lo sfollamento dovuto a disastri e gli effetti negativi del cambiamento climatico come causa oggettiva in sé.

Le organizzazioni hanno consegnato al governo cileno un documento con diverse raccomandazioni, che include gli elementi proposti nelle tre consultazioni tematiche di aprile, maggio e giugno, per la negoziazione della Dichiarazione e la costruzione del Piano d’Azione cileno, che si terrà a Ginevra nella seconda metà del 2024.

 Con informazioni di Vatican News